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Crescita personale, consapevolezza di sé e degli altri.

Questo blog vuole proporre un insieme di informazioni, articoli e slide, che possono essere utili al raggiungimento di una maggiore consapevolezza di sé e degli altri e il raggiungimento di una crescita personale.

In questo blog troverete articoli scritti da me su vari argomenti di psicologia e benessere mentale, troverete presentati attraverso una galleria messaggi volti a spiegare il funzionamento dell'essere umano ed aiutare le persone a trovare strategie nuove per un miglior benessere mentale e relazionale.

 

BUONA LETTURA!

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Anna Rita Mancini
    Dott.ssa Anna Rita Mancini
  • 7 mag 2024
  • Tempo di lettura: 3 min
coppia di anziani

L’avanzare dell’età comporta dei radicali mutamenti nel

modo in cui si percepisce e ci si approccia alla vita.


Secondo vari studiosi e ricercatori in ambito psicologico esistono 3 boe fondamentali:

  1. il passaggio dei 30 anni, età in cui si smette di sentirsi giovani e si comincia a diventare adulti con tutte le responsabilità che ciò comporta;

  2. il passaggio dei 50, età in cui si comincia a percepire la vita da un punto di vista più maturo;

  3. il passaggio dei 70/80, età in cui si capisce che il traguardo è molto vicino ed è difficile approcciarsi con un rinnovato modo di pensare positivo.


Le emozioni in terza età.


Il luogo comune a cui molte persone anziane credono è che con l’avanzare dell’età ci siano alcune sensazioni che non appartengono più alla propria sfera emotiva e che la felicità la si possa avere solo in giovinezza, mentre alla vecchiaia è riservata solamente la tristezza e la morte, con la conseguenza che pensieri ed emozioni di chi vive la "terza età" siano solitamente dolorosi e amari.


Bisogna lavorare su questa visione che va modificata, e la capacità di gestire le emozioni è la chiave per smentirla.


Da un lato è fisiologicamente ed emotivamente vero che con l’aumento dell’età ci sia un tendenziale appiattimento dell’umore, soprattutto perché cambia il livello di aspettative che si hanno dalla vita e la capacità di adattarsi a situazioni nuove diventa molto difficile. Ecco perchè è fondamentale lavorare sulla gestione delle emozioni, a cominciare da una "preliminare cognizione di se stessi" e da "un’analisi delle esperienze e delle situazioni negative" che circondano la persona in quel momento, proseguendo con una più "oggettiva considerazione del proprio io e accettazione" e al contempo intraprendendo nuove relazioni personali o cementificando quelle esistenti.


Quindi, gestire le emozioni nella terza età è solamente un processo mentale personale, emozioni negative e cattivi pensieri prendono il sopravvento solo se non ci si impegna per scacciarle.



Come gestire le emozioni nella terza età, alcuni consigli.


Per gestire le emozioni nella terza età bisogna cercare di controllare la propria sfera emotiva, avendo cura di scacciare i pensieri negativi e lasciarsi assalire invece da ricordi ed emozioni gioviali.

Migliorare il proprio umore, soprattutto in terza età, è fondamentale per garantire a se stessi il benessere fisico e psichico. Un benessere che possa far fronte agli inevitabili problemi fisici e neurologici che nel corso del tempo saranno sempre più frequenti e difficili da fronteggiare.

In questo senso è utile coltivare ogni giorno relazioni importanti e aspetti positivi della vita, vivendo nel presente e godendosi quello che si possiede, grati della vita che abbiamo e delle esperienze che possiamo ancora fare.


Per raggiungere la felicità, ci sono diversi comportamenti che è possibile attivare e mantenere durante la terza età:

evitare di isolarsi; scegliere compagnie di persone positive e solari; evitare di lamentarsi o circondarsi di persone che si lamentano in continuazione; non dare troppo peso alle proprie condizioni di salute; confrontarsi con gli altri sulle proprie paure, situazioni di vita presenti e aspettative di vita; vivere giorno dopo giorno, ridimensionando le proprie attività in relazione alle capacità fisiche e mentali; dedicarsi completamente a se stessi, con attività piacevoli e rilassanti; circondarsi di parenti, amici, persone che sono sempre state presenti per un supporto emotivo o mentale; curare il proprio corpo, aspetto, abbigliamento aiuta a sentirsi ancora parte attiva nel mondo.


Per gestire positivamente le emozioni durante la terza età, dunque, diventa importante "non appiattirsi nella ripetitività". Dedicare la giusta cura a se stessi e ai propri interessi, sorridere, aiuta a vivere meglio e sentirsi bene soprattutto in condizioni difficili. In questo modo sarà possibile scacciare i cattivi pensieri e massimizzare tutto quello che la propria vita ha da offrire.



Perché la terapia può essere utile anche in terza età.


Spesso sento dire dalle persone diversamente giovani o dai loro parenti "tanto a questa età non si cambia più". NULLA DI PIU' FALSO.

Questa frase viene spesso usata come scusa, una difesa che porta la persona a scegliere di evitare il cambiamento. Certo è più facile restare nella condizione in cui ci si trova che mettere in discussione tutto e ricostruire la propia visione della vita, ma si è veramente felici in questa "comfort zone"? Ci si sente vivi?

Inoltre spesso le persone anziane difficilmente si sentono ascoltate e capite, anche perchè i loro cari e i loro amici hanno una vita, i loro problemi da gestire, quindi si SENTONO SOLE.


Ecco che il terapeuta e lo spazio terapeutico si presenta come occasione per loro, non solo di lavorare insieme ad un esperto del settore sul modo di percepire, affrontare questo grande cambiamento, ma nache uno spazio dove finalmente essere ascoltati.


  • Immagine del redattore: Dott.ssa Anna Rita Mancini
    Dott.ssa Anna Rita Mancini
  • 19 ott 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 3 nov 2023


La professione dello psicologo, come citato nell'Ordinamento della professione di Psicologo dalla
L 56/'89, è una professione intellettuale, come quella del medico, dell'avvocato, etc.

Che cosa significa "Professioni intellettuali"?
Sono così definite tutte quelle attività professionali in cui la prestazione presenta un carattere intellettuale di gran lunga superiore a quello materiale. Ovvero, il raggiungimento del risultato non è tangibile, come ad esempio quello dell'artigiano, e non è obbligatorio, ma il professionista è moralmente e deontologicamente obbligato a garantire il massimo impegno e ad utilizzare tutte le competenze tecniche e metodologie scientifiche che rientrano nel suo bagaglio formativo ed esperenziale al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi concordati in fase contrattuale col cliente.

Due persone con in mezzo la frase "Non c'è salute senza salute psicologica":
La salute psicologica.

Nel caso dello psicologo si parla di attività di natura sanitaria, svolta da un professionista laureato e la cui professione è stata riconosciuta in seguito al superamento di un "esame di stato", debitamente iscritto ad albo professionale.
Lo psicoterapeuta è uno psicologo o medico formatosi attraverso una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero, e regolarmente iscritto al proprio ordine professionale, in grado quindi di offrire percorsi maggiormente strutturati ed in possesso di competenze tecniche e trasversali maggiori.
Cosa significa dunque che "La salute psicologica è un diritto"?

Spesso ci si rivolge al professionista quando il disagio è insopportabile o quando le persone si sentono perse e senza speranza, occorrerebbe invece intervenire prima, per evitare una lunga e dolorosa sofferenza e per garantire il raggiungimento dell'equilibrio e del benessere in tempi brevi e veloci.
Per questo si sta puntando sempre più al riconoscimento del "diritto alla salute psicologica" anche nel nostro paese, attraverso campagne di sensibilizzazione e un lavoro a tavolino tra Ordine Nazionale Psicologi e Governo.

Dott.ssa Anna Rita Mancini

(Psicologa-Psicoterapeuta)

P.IVA 02315480356

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